Il musical TITANIC, il racconto di un sogno ha debuttato sabato 26 e domenica 27 ottobre all’Europauditorium di Bologna, mostrandosi al pubblico nella sua maestosità ed eleganza. A questo proposito, proprio per la complessità delle scenografie, le recite che avrebbero dovuto tenersi il 30 e il 31 ottobre ad Assisi sono state rinviate al 14 e 15 febbraio 2013, così da permettere alla compagnia di raggiungere Trieste in tempo utile per le rappresentazioni friulane, a partire dal 1° novembre.
Si tratta di uno spettacolo intenso e commovente, dal respiro internazionale: infatti, l’intenzione di esportare il musical all’estero - espressa dai produttori Claudio Trotta e Federico Bellone durante la conferenza stampa di presentazione del musical – comincia a concretizzarsi. Il primo segnale arriva da Londra, da parte della Phyl McIntire Entertainment, già partner di Barley Arts nell’allestimento italiano di We Will Rock You, il musical con le canzoni dei Queen.
Teatro.Org, nel frattempo ha incontrato le due interpreti femminili principali dello spettacolo, Valentina Spalletta e Dora Romano (nella foto), che raccontano i propri personaggi e il difficile rapporto madre-figlia, durante il tragico viaggio della “nave più importante che ci sia”:
Valentina Spalletta, chi è il tuo personaggio?
«Isabelle Duval è un personaggio storicamente inventato, che non fa parte della vicenda del Titanic. E’ una ragazza di circa vent’anni che fa la cantante lirica e parte con la mamma per il suo ennesimo viaggio. Questa volta andrà a New York, dove terrà un concerto. La madre la spinge a diventare una stella della lirica, mentre il suo sogno è di essere libera e di innamorarsi .E alla fine, in un certo senso, ci riesce. Mi piace, è un bel personaggio!»
Dora Romano, che tipo di imposizioni sono quelle materne nei confronti di questa giovane figlia?
«Prima di tutto, contestualizziamo l’epoca: stiamo parlando dei primi anni del Novecento,un tempo in cui l’educazione familiare, soprattutto delle ragazze, è estremamente rigida. Questa donna in realtà non fa nulla di particolarmente diverso rispetto a ciò che qualunque genitore di quell’epoca avrebbe fatto. Cerca in tutti i modi di proteggere sua figlia, facendo attenzione alla classe sociale dalla quale provengono le sue frequentazioni. In più, stiamo parlando di una donna, Madame Duval, che ha vissuto una storia di disonore, poiché pur essendo una donna di nobili origini e di famiglia ricca, ed essendo stata lei stessa una cantante lirica, è però stata sedotta da un poveraccio che l’ha abbandonata quando lei è rimasta incinta. Questo fatto ha lasciato in lei tanta rabbia e frustrazione e la donna, nello stesso tempo, riversa sulla figlia il proprio desiderio di vedere realizzato il successo che lei non ha potuto raggiungere. Madre e figlia sono dunque due donne molto forti, che si confrontano in maniera non mediata, diretta, anche violenta e aggressiva».
Valentina, questa mamma rimane comunque un punto di riferimento, forse l’unico per Isabelle…
«Assolutamente. Ma un pochino si tratta pure di amore/odio, nel senso che, a un certo punto, le donne quando crescono cominciano a rendersi conto di poter ragionare da sole, di non condividere più le stesse idee imposte da un’educazione rigida. Madame Duval, mia madre, è comunque una diva dell’opera lirica, che ha vissuto in modo diverso dalla tipica donna di fine Ottocento. Nel momento in cui madre e figlia si scontrano, cercano anche di capirsi. Ovviamente, i figli adolescenti non capiscono MAI che i genitori li amano alla follia e non li manderebbero MAI incontro al pericolo, soprattutto quando stanno facendo gli stessi sbagli che hanno fatto loro da giovani… ma è così… magari quando Isabelle avrà 40 anni lo capirà!»
Come si inserisce Francesco, il protagonista maschile, nel rapporto fra madre e figlia?
«Ci sono tante storie d’amore che vengono raccontate in questo spettacolo, ricorda Valentina, «non solo quella di Isabelle e Francesco. C’è pure l’amore, madre-figlia, quello per raggiungere una terra lontana. Ci tengo a dire che è il Titanic il vero protagonista, all’interno del quale si intrecciano ben otto differenti storie che compongono tutta la trama. Dal canto suo, Francesco si inserisce prepotentemente in questo rapporto madre-figlia. Cercherà di raggiungere in tutti i modi la donna che ama. La mamma cercherà di dividerli, invece, per impedire alla figlia di distruggere quello per cui lei ha lavorato per tutta la vita».
Anche la mamma, a suo modo, aveva già tentato di “rompere” un minimo le convenzioni sociali…
«Sì, questa è la coazione-a-ripetere che si verifica spesso nelle famiglie. Madame Duval, sedotta e abbandonata, ha dovuto sottostare a una serie di umiliazioni, come ad esempio ritornare nella casa paterna per fare da madre e da padre a questa figlia. Nel momento in cui lei capisce che questo Francesco è quasi la copia del suo unico, vecchio amore, perde il controllo e lo fa con dolore perché comunque capisce che l’amore è troppo forte e non può essere negato con uno schioccare di dita».
Madame Duval come si rapporta alle storie di vita presenti sul Titanic?
«Madame Duval ha un carattere molto snob. Sale su questa nave, cercando di smorzare un po’ l’entusiasmo che questo faraonico transatlantico provoca. Cerca di ridimensionare tutto. Lei dedica la sua attenzione esclusivamente alle maestranze della nave, quindi al Capitano e agli ospiti estremamente ricchi della prima classe, personaggi realmente esistiti e morti sul Titanic. L’unica cosa che interessa a questa donna è poter introdurre sua figlia nell’alta società e per farlo si serve anche di questo viaggio. Probabilmente oggi sarebbe una grande manager!»
Come vivono entrambi i personaggi, madre e figlia, il rapporto con la tragedia che avverrà?
Dora Romano: «Le persone della prima classe vennero in gran parte salvate, perché le scialuppe erano per loro. Madre e figlia, dunque, si salvano. Le loro vite vengono stravolte e Madame Duval capisce che denaro e potere non hanno nessun valore di fronte alla morte e in qualche modo si redime».
Valentina Spalletta: «Isabelle è finalmente libera di amare l’uomo dei suoi sogni, ma lo perde! Il mio personaggio a un certo punto dice una frase, Il terrore della morte è perso dopo questo dì. Ed è una frase che dice tutto. Penso che se a me succedesse una cosa del genere nella realtà, resterei paralizzata…»
Dora Romano approda al Titanic, dopo l’esperienza dello scorso anno con Stage Entertainment, nel ruolo della Madre Superiora, nel musical Sister Act…
«Tutto parte dalla volontà di Federico Bellone di fornire una reinterpretazione, a metà tra la storia e l’immaginazione, di questa tragedia. Alcuni personaggi sono storici, altri sono inventati per dare la possibilità di raccontare storie e vite di queste persone. Da questo punto di vista, la ritengo una storia umana, che non ha confini. Per me è sicuramente stato un grande onore partecipare, lo scorso anno, a Sister Act e lo ricorderò finché vivo. Noi italiani abbiamo però un senso dell’artigianato più spiccato rispetto agli stranieri… Io credo che il teatro sia un grande lavoro di forza fisica: qui non ci sono computer che spostano le scene, c’è la forza delle braccia. Il teatro è comunque una magia, che sia essa elettronica o manuale, ma tutto quello che succede sul palcoscenico è sostanzialmente raccontare storie».
Titanic, la nave dei sogni, attraverserà l’Italia in lungo e in largo fino al prossimo febbraio, facendo scalo dal 27 novembre al 9 dicembre al Teatro Nuovo di Milano… con gli occhi già puntati, come si è accennato, verso il West End.